L'INTERVISTA
Legrottaglie: «Pescara, la ripresa è un’incognita»
«Rispetto a un mese fa il contesto è cambiato e adesso giocare ha un senso, ma torneremo in campo senza fare un’amichevole o sapere come stiamo»
PESCARA. Rispetto a un mese fa è meno scettico, ora Nicola Legrottaglie pensa davvero alla ripresa. Il Pescara dovrebbe iniziare le sedute collettive il 28 maggio e la B potrebbe ricominciare il 20 giugno. Restano dieci partite da giocare, dieci sfide cruciali in cui il tecnico si giocherà il futuro. Le indiscrezioni sul possibile arrivo a fine stagione di un altro allenatore non lo hanno scosso più di tanto, ma il 43enne di Mottola ci tiene a precisare: «Farò di tutto per scongiurare il rischio che la squadra venga destabilizzata da queste voci».
Legrottaglie, la ripartenza è diventata un tormentone. Si tornerà a giocare sì o no?
«La serie A riprenderà sicuramente, così come la B se il protocollo diventerà meno rigido, quello attuale non credo che sia inattuabile. Per ora le notizie sono contrastanti, c’è una trattativa in atto tra Governo e Figc. Un po’ come quando si vuole comprare una casa: si parte da un prezzo indicato dal venditore e poi si cerca di trovare un punto d’incontro».
Molti pensano che l’aspetto sportivo sia secondario: forse si vuole ricominciare solo per far quadrare i conti?
«È vero fino a un certo punto. Rispetto a un mese fa la situazione è migliorata, si sta riaprendo tutto. Dunque, perché il calcio non dovrebbe ripartire, ovviamente con le dovute cautele? Bisogna essere coerenti, è giusto provarci, poi se non ci saranno le condizioni ci fermeremo».
Sarà un torneo falsato?
«No, però non avrà niente a che vedere con quello finora disputato. Sarà un’incognita, basti pensare che dovremo giocare la prima partita senza aver disputato nemmeno un’amichevole».
Lei ha paura del virus?
«No, oggi siamo più preparati rispetto a qualche settimana fa, dobbiamo essere fiduciosi perché abbiamo maggiori informazioni per prevenire i contagi o contrastarli. Inoltre, saremo super-controllati».
Tamponi e test sierologici subito a disposizione per le squadre, mentre gli altri cittadini hanno atteso parecchio. Le sembra giusto?
«No, bisogna darli prima a chi ne ha bisogno. Tuttavia, dobbiamo essere realisti, abbiamo visto tante volte privilegiare alcuni settori. Il calcio dà lavoro e alimenta l’economia, sostenerlo non è scandaloso, è un’esigenza per fare ripartire un’industria».
Come procedono gli allenamenti?
«Lunedì scorso sono tornato al Poggio degli Ulivi, prima li seguivo in video. Stiamo facendo un lavoro progressivo, senza forzare troppo, per portare gradualmente tutti a regime».
Le ha dato fastidio leggere i nomi di suoi possibili successori?
«No, conosco le dinamiche di questo mondo, sono nel calcio da tanti anni. Mi chiedo solo il motivo per cui bisogna parlare adesso del futuro, quando il bene del Pescara è il raggiungimento dell’obiettivo, se si tornerà a giocare. Con tali voci la squadra può destabilizzarsi, se un giocatore intuisce che l’allenatore è in bilico c’è questo rischio. Perciò, farò di tutto per tenere i giocatori concentrati sul campo e non sulla mia posizione».
Comunque, lei si giocherà il futuro in dieci gare.
«Certo, come è giusto che sia, e non ho nessun timore. Anzi, sarò sempre grato a Sebastiani, Repetto e Bocchetti che mi hanno dato l’opportunità di guidare il Pescara. Questa è la prima esperienza in B, vengo dalla Primavera e mi serve un periodo di adattamento, non sono Mourinho. Voglio essere giudicato per come lavoro, sono abituato a stare dove mi apprezzano, non dove vengo tollerato. Se capissi che non si crede in quello che faccio sarei il primo a dire: ‘vado via’».
Per concludere, è preoccupato per la classifica?
«No, sono fiducioso, so che ci sono degli aspetti da migliorare. Ci attendono dieci finali, ci prepariamo per vincere, anche perché avremo la rosa al completo. E da qui a un anno possiamo diventare una squadra di grande valore. Questo è il mio sogno».
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