I Ris: il coltello trovato non ha ucciso Melania

18 Novembre 2011

Scoperto da un soldato nella caserma, ma non costituisce un indizio a carico di Parolisi

TERAMO. Non c'entra niente con il delitto Rea il coltello trovato sotto una panchina della caserma Clementi di Ascoli e consegnato dai militari agli inquirenti. Lo hanno accertato le analisi sull'arma effettuate dai carabinieri del Ris.

Cade dunque un altro possibile indizio a carico di Salvatore Parolisi, il 33enne caporal maggiore della caserma Clementi in carcere con l'accusa di aver massacrato a coltellate, il 18 aprile scorso nel bosco delle Casermette a Ripe di Civitella, la moglie Melania Rea, 29 anni. A dire il vero nessuno degli inquirenti credeva che quel coltello potesse entrarci qualcosa con il delitto, perché solo un colpo di follia avrebbe spinto Parolisi ad abbandonarlo proprio nel suo luogo di lavoro. Fare delle verifiche era comunque d'obbligo, e queste sono state negative.

Intanto agli avvocati difensori di Parolisi, Valter Biscotti e Nicodemo Gentile, non è passata inosservata la notizia del tentato omicidio della donna di Pineto accoltellata martedì sera da un 23enne con evidenti problemi psichici. Nella dinamica di quell'aggressione scorgono «coincidenze» con il delitto di Civitella che giudicano «sbalorditive». «Attenzione, nessuno di noi si sogna di sostenere che l'uomo che ha accoltellato la donna che faceva jogging sia l'omicida di Melania», si affrettano subito a precisare i due difensori del caporal maggiore. «Ma le strette analogie fra i due fatti di sangue», aggiungono, «non passano inosservate: in entrambi i casi si tratta di donne che si trovavano in una pineta a passeggiare. Questi sono fatti che non stanno sulla luna e suggeriscono di pensare anche a piste alternative che la Procura di Teramo dovrebbe valutare».

I legali di Parolisi ribadiscono con forza che esistono tracce ed elementi, sul luogo dell'assassinio di Melania, di persona diversa dal caporal maggiore. «Appartengono a qualcuno di sesso femminile», precisa Biscotti, «come l'impronta del piede, mentre le tracce di pneumatico sono di un'auto diversa da quella di Parolisi». A dire il vero, sulle dita e sul corpo di Melania è stato trovato anche del Dna maschile non appartenente a Parolisi. Questo elemento, presente nella relazione medico-legale del perito della Procura, è stato rilanciato con forza ieri dal Tg5. Si tratta, però, di quantità limitate di Dna maschile mescolate a quello di Melania. Profili estremamente parziali, che non consentono di ricostruire il profilo genetico completo. (d.v.)

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