Parolisi si sfoga: voglio essere processato subito
Il marito di Melania si confida in carcere con gli avvocati: «Contro di me nessuna prova»
TERAMO. «Processatemi!». Salvatore Parolisi rompe ancora una volta il silenzio e rivela all'avvocato Nicodemo Gentile di voler andare dritto al processo. Il legale ieri mattina è tornato nel carcere di Teramo e per tre ore si è intrattenuto con il caporalmaggiore accusato dell' omicidio volontario pluriaggravato della moglie Melania Rea, avvenuto il 18 aprile scorso nel bosco delle Casermette di Ripe di Civitella.
«E' molto determinato sulla sua posizione processuale ed è forte emotivamente», dice Gentile, «è motivato a combattere la battaglia legale per dimostrare la sua innocenza, ma quando si parla della figlia viene sopraffatto dalla sconforto. Vuole vederla, ha bisogno di vederla. Mi ha ripetuto durante il colloquio di volere il processo, non riesce a comprendere perché debba restare in carcere senza che a suo carico sia emerso alcun elemento di colpevolezza, alcuna nuova prova che lo inchiodi. Quello di Salvatore è un ragionamento che si scontra però con la procedura. Teramo sta facendo come Ascoli. Sta ascoltando le stesse persone, anche più di una volta. Salvatore si domanda a questo punto perché non si stiano facendo indagini a 360 gradi. E' amareggiato dal fatto che vengono fuori nuove prove che non sono a suo carico e che quindi esiste qualcosa di alternativo che non si vuole seguire. Secondo Parolisi, il pericolo di inquinamento delle prove che è alla base della sua detenzione, non ci sarebbe perché le indagini, a suo parere, sono concluse e non danno alcuno slancio nuovo all'inchiesta».
L'avvocato, che difende il caporal maggiore insieme a Valter Biscotti e Federica Benguardato, aggiunge che «non c è stato alcun elemento nuovo a carico del nostro assistito nemmeno tra i 250 reperti al vaglio del Ris di Roma. E' stucchevole per Salvatore ascoltare il solito valzer sulla relazione con Ludovica perché altro non esiste su di lui». Per il 28 novembre è fissata l'esame del ricorso in Cassazione presentato dai legali: i giudici della Suprema corte si dovranno pronunciare sulla scarcerazione del caporal maggiore. «Siamo avvocati con i piedi per terra ed accetteremo qualsiasi esito derivi dal giudizio della Suprema Corte», dice Gentile, «puntiamo la nostra difesa su obiezioni tecniche, non elemosiniamo giustizia». Il 2 dicembre udienza al tribunale dei minori per l'affidamento della bambina. (a.d.p.)
«E' molto determinato sulla sua posizione processuale ed è forte emotivamente», dice Gentile, «è motivato a combattere la battaglia legale per dimostrare la sua innocenza, ma quando si parla della figlia viene sopraffatto dalla sconforto. Vuole vederla, ha bisogno di vederla. Mi ha ripetuto durante il colloquio di volere il processo, non riesce a comprendere perché debba restare in carcere senza che a suo carico sia emerso alcun elemento di colpevolezza, alcuna nuova prova che lo inchiodi. Quello di Salvatore è un ragionamento che si scontra però con la procedura. Teramo sta facendo come Ascoli. Sta ascoltando le stesse persone, anche più di una volta. Salvatore si domanda a questo punto perché non si stiano facendo indagini a 360 gradi. E' amareggiato dal fatto che vengono fuori nuove prove che non sono a suo carico e che quindi esiste qualcosa di alternativo che non si vuole seguire. Secondo Parolisi, il pericolo di inquinamento delle prove che è alla base della sua detenzione, non ci sarebbe perché le indagini, a suo parere, sono concluse e non danno alcuno slancio nuovo all'inchiesta».
L'avvocato, che difende il caporal maggiore insieme a Valter Biscotti e Federica Benguardato, aggiunge che «non c è stato alcun elemento nuovo a carico del nostro assistito nemmeno tra i 250 reperti al vaglio del Ris di Roma. E' stucchevole per Salvatore ascoltare il solito valzer sulla relazione con Ludovica perché altro non esiste su di lui». Per il 28 novembre è fissata l'esame del ricorso in Cassazione presentato dai legali: i giudici della Suprema corte si dovranno pronunciare sulla scarcerazione del caporal maggiore. «Siamo avvocati con i piedi per terra ed accetteremo qualsiasi esito derivi dal giudizio della Suprema Corte», dice Gentile, «puntiamo la nostra difesa su obiezioni tecniche, non elemosiniamo giustizia». Il 2 dicembre udienza al tribunale dei minori per l'affidamento della bambina. (a.d.p.)
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