Teramo

Rapina in villa, famiglia minacciata da 5 banditi armati: «La cassaforte o facciamo male ai ragazzi»

31 Marzo 2025

Notte da incubo a Martinsicuro. I malviventi con pistole bloccano l’armatore Federico Crescenzi, la moglie, i due figli adolescenti e due loro amici. Bottino di circa 200mila euro. Il drammatico racconto della vittima: «Ho pregato»

MARTINSICURO. L’armatore Federico Crescenzi e la sua famiglia chissà se e quando riusciranno a dimenticare quegli interminabili minuti. Perché il terrore di svegliarsi con un commando armato in casa ti segna per sempre. Soprattutto quando qualcuno minaccia i tuoi figli. È successo nella tarda serata di sabato quando nella villa di via del Semaforo, in quella contrada Civita che si inerpica sulla collina di Martinsicuro, in cinque incappucciati e armati di pistola hanno fatto irruzione nella casa dell’armatore titolare della Italfish, nota società di pesca oceanica. 

Dopo essersi fatti consegnare le chiavi della cassaforte sono fuggiti con un bottino di circa 200mila euro tra contanti, preziosi e delle pistole regolarmente detenute. Non si esclude che ad attenderli ci fossero dei complici e che la banda sia fuggita in A14 visto, infatti, che via del Semaforo è tagliata proprio dall’autostrada nei cui paraggi il commando potrebbe aver lasciato il mezzo “pulito” per la fuga. In quel momento, oltre all’armatore e alla moglie, in casa c’erano i due figli adolescenti della coppia e due loro coetanei. I due adulti si trovavano nella camera da letto, mentre i ragazzi nel piano sottostante e sono stati i primi ad essere bloccati sotto la minaccia delle armi. Inizialmente si era diffusa la voce che tutti fossero stati legati con delle fascette di plastica, di quelle solitamente usate per stringere i tubi, ma con il passare delle ore è stato chiarito che solo l’armatore lo è stato. 

Dopo l’allarme dato dalla famiglia, sul posto sono intervenute le pattuglie dei carabinieri che hanno immediatamente avviato le ricerche. È evidente che un contributo importante alle indagini potrà arrivare da eventuali immagini catturate dai sistemi di videosorveglianza dell’abitazione e di altre case della zona. Da una prima ricostruzione sembra che i malviventi, oltre ad avere il volto coperto, abbiano agito indossando i guanti, evidentemente proprio per non lasciare tracce. Primi elementi che fanno pensare a una banda di professionisti entrata in azione passando da una finestra della villa senza che nessuno si accorgesse di nulla e molto probabilmente dopo aver disinnescato il sistema di allarme.

I carabinieri non escludono che possa trattarsi di una banda arrivata da fuori regione i cui componenti, nei giorni precedenti al colpo, hanno fatto dei sopralluoghi nella zona e nei dintorni dell’abitazione. Fondamentale, a questo proposito, sarà proprio la visione dei sistemi di videosorveglianza: l’attività da cui partire per una indagine che non si annuncia sicuramente semplice.

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IL RACCONTO. «Io e mia moglie stavamo dormendo quando in camera hanno fatto irruzione due uomini incappucciati e armati di pistola. Mi hanno detto “Nel piano di sotto abbiamo i tuoi figli, apri la cassaforte”. Ho pregato perché non succedesse nulla ai ragazzi»: Federico Crescenzi racconta l’incubo di una notte che non dimenticherà più. Armatore di seconda generazione, dal padre Santino, pioniere della pesca oceanica scomparso l’anno scorso, ha imparato l’amore per il mare e per il lavoro, il rispetto per gli altri. Dieci anni fa, quando una imbarcazione della loro società venne sequestrata in Gambia, volò subito in Africa per assistere da vicino capitano e direttore di macchina bloccati con l’equipaggio in una vicenda che all’epoca finì alla ribalta della cronaca nazionale con tanto di intervento dell’allora governo. 

«Da poco io e mia moglie eravamo andati a dormire», continua Crescenzi, «i nostri due figli e i loro due amici, tutti adolescenti, erano nel piano di sotto a fare una piccola festicciola. Non ci siamo accorti di nulla, non abbiamo sentito nessun rumore. Improvvisamente ho aperto gli occhi e ho visto in camera due uomini incappucciati e con le pistole in mano che mi hanno detto che avevano i ragazzi. Hanno chiesto le chiavi della cassaforte e l’hanno aperta. Mentre agivano hanno legato solo me. La paura è stata davvero tanta, soprattutto che potesse succedere qualcosa ai ragazzi». 

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