Strada rotta da mesi i cittadini ridanno le tessere elettorali
Roseto, protesta in contrada Spinaci: «Buche così grandi che lo scuolabus non passa più. Dai politici solo promesse»
ROSETO. Va in Comune per risolvere il problema di una strada rotta, ma dopo ripetuti tentativi, esasperato per le promesse non mantenute, consegna alla segreteria del sindaco il proprio certificato elettorale e quello di sua moglie. Autore del gesto è Pierino Ranalli, il quale si è rivolto al Centro per denunciare una situazione di disagio, per la sua famiglia ma anche per altri residenti nella sua stessa zona. Pomo della discordia le pessime condizioni della strada comunale in località Spinaci che collega Casal Thaulero a contrada Colle della Corte, ridotta al limite della percorribilità da un violento temporale a fine luglio.
«Da tale evento atmosferico» denuncia Ranalli, «gli uffici preposti alla viabilità del Comune di Roseto non si sono mai visti per la manutenzione della strada, ridotta a una strada in terra battuta nella parte inghiaiata, e con i disagi che lascio a voi immaginare quando piove, mentre nella parte asfaltata si sono create buche della profondità di 20/30 centimetri, tali da creare pericolo e problemi al traffico». I problemi sono aumentati alla riapertura delle scuole: i mezzi comunali non riescono a passare sulla strada. «Dall’inizio della scuola», continua Ranalli, «io e mia moglie siamo costretti ad accompagnare nostro figlio fino alla fermata di Casal Thaulero, sia al mattino quando va a scuola, che al pomeriggio quando torna. Questo ci crea un notevole disagio: non possiamo allontanarci dall’abitazione negli orari di entrata e uscita da scuola».
Inizia così il peregrinare di Ranalli da un ufficio all’altro del Comune, ma più di promesse non mantenute non ottiene. «Scocciato da tutto ciò», conclude , «ho riferito al vicesindaco Montese (con cui Ranalli riferisce di aver parlato più volte, senza ottenere nulla, ndc) che mi sentivo una persona che sta elemosinando i suoi diritti e che non avrei messo più piede in Comune e non avrei più parlato con nessuno».
Federico Centola
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