Un milione prelevato da Angelini, Bankitalia sanziona Tercas
Bankitalia sanziona per omessa comunicazione un dirigente Tercas. E trasmette gli atti alla procura di Pescara
TERAMO. Metti che Enzo Angelini, quand’era ancora re delle cliniche, prelevi in due operazioni consecutive un milione di euro alla Tercas. Metti anche che due ispettori di Bankitalia piombino in corso San Giorgio e scrivano undici pagine di rapporto su quei due prelievi. Metti infine che questa relazione top-secret finisca tra le carte dell’inchiesta abruzzese sulla sanità, sulle presunte tangenti che l’ormai ex re della cliniche avrebbe pagato all’ex governatore, Ottaviano del Turco.
Tira le somme e trovi una contestazione della “Divisione Operazioni Sospette” di Bankitalia, per mancata comunicazione dei due ingenti prelievi all’Ufficio antiriciclaggio, che si è tradotta in una sanzione del ministero del Tesoro.
C’è quindi un altro capitolo del passato Tercas che spunta all’improvviso. Un altro episodio su cui la banca centrale di via Nazionale ha indagato e che riguarda la Cassa teramana da cinque giorni commissariata da Bankitalia e da Mario Monti con un provvedimento shock che ha mandato via Lino Nisii, da trent’anni presidente, e l’intero cda.
Parliamo di una sanzione da 85mila euro, comminata più che all’istituto teramano al dirigente d’area Sud, cui faceva capo la filiale pescarese della Tercas, in via Conte di Ruvo, dove furono eseguiti i due maxi prelievi, ordinati da Angelini. Il dirigente Tercas, verso il quale l’istituto ha esercitato azione di rivalsa, è ricorso al giudice del lavoro che per ora ha sospeso il pagamento della mega sanzione. Ma torniamo ai prelievi d’oro.
Il primo è del 7 dicembre del 2006, sfiora gli 800 mila euro: la somma, secondo la relazione degli ispettori Tercas, fu consegnata a vigilantes della società Sitval che si presentarono con un furgone blindato; il secondo prelievo, di 200 mila euro, venne eseguito il 7 agosto del 2007 con la consegna dei soldi ad agenti dell’Ivri. Erano tangenti che Angelini era costretto a pagare alla politica? Nessuno può dirlo. Neanche l’ex re della cliniche, interpellato ieri, ha saputo per ora dare una risposta. Ma Angelini ha documentato in modo certosino ogni presunta dazione di denaro. Controllerà se anche questi due prelievi lo furono. Sta di fatto che nella relazione degli ispettori di Bankitalia, Giovanni Guarnaccia e Massimo Morichelli, si legge, sulla prima pagina, che: «Nell’ambito di approfondimenti di segnalazioni di operazioni sospette relative all’inchiesta sulla sanità abruzese la Divisione Operazioni Sospette ha richiesto alla Cassa di Risparmio di Teramo lo stralcio dell’Archivio unico informatico riguardante le operazioni poste in essere da Angelini Maria Vincenzo».
Quindi i due ispettori di Bankitalia descrivono le due operazioni bancarie. Della prima, la più ingente, dicono che «l’anomalia della registrazione consiste nel fatto che detto prelievo risulta effettuato in “contante virtuale”, vale a dire senza la consegna fisica delle banconete al cliente (...) un prelievo di contante virtuale è tipico dei casi in cui i fondi, tratti dal conto, vengono contestualmente utilizzati per un’altra operazione, senza entrare nella materiale disponiblità del cliente». Gli 007 di Bankitalia concludono con la frase: «Le due operazioni potrebbero configurare ipotesi di omessa segnalazione di operazioni sospette (...) le motivazioni fornite dalla banca non appaiono convincenti».
Tira le somme e trovi una contestazione della “Divisione Operazioni Sospette” di Bankitalia, per mancata comunicazione dei due ingenti prelievi all’Ufficio antiriciclaggio, che si è tradotta in una sanzione del ministero del Tesoro.
C’è quindi un altro capitolo del passato Tercas che spunta all’improvviso. Un altro episodio su cui la banca centrale di via Nazionale ha indagato e che riguarda la Cassa teramana da cinque giorni commissariata da Bankitalia e da Mario Monti con un provvedimento shock che ha mandato via Lino Nisii, da trent’anni presidente, e l’intero cda.
Parliamo di una sanzione da 85mila euro, comminata più che all’istituto teramano al dirigente d’area Sud, cui faceva capo la filiale pescarese della Tercas, in via Conte di Ruvo, dove furono eseguiti i due maxi prelievi, ordinati da Angelini. Il dirigente Tercas, verso il quale l’istituto ha esercitato azione di rivalsa, è ricorso al giudice del lavoro che per ora ha sospeso il pagamento della mega sanzione. Ma torniamo ai prelievi d’oro.
Il primo è del 7 dicembre del 2006, sfiora gli 800 mila euro: la somma, secondo la relazione degli ispettori Tercas, fu consegnata a vigilantes della società Sitval che si presentarono con un furgone blindato; il secondo prelievo, di 200 mila euro, venne eseguito il 7 agosto del 2007 con la consegna dei soldi ad agenti dell’Ivri. Erano tangenti che Angelini era costretto a pagare alla politica? Nessuno può dirlo. Neanche l’ex re della cliniche, interpellato ieri, ha saputo per ora dare una risposta. Ma Angelini ha documentato in modo certosino ogni presunta dazione di denaro. Controllerà se anche questi due prelievi lo furono. Sta di fatto che nella relazione degli ispettori di Bankitalia, Giovanni Guarnaccia e Massimo Morichelli, si legge, sulla prima pagina, che: «Nell’ambito di approfondimenti di segnalazioni di operazioni sospette relative all’inchiesta sulla sanità abruzese la Divisione Operazioni Sospette ha richiesto alla Cassa di Risparmio di Teramo lo stralcio dell’Archivio unico informatico riguardante le operazioni poste in essere da Angelini Maria Vincenzo».
Quindi i due ispettori di Bankitalia descrivono le due operazioni bancarie. Della prima, la più ingente, dicono che «l’anomalia della registrazione consiste nel fatto che detto prelievo risulta effettuato in “contante virtuale”, vale a dire senza la consegna fisica delle banconete al cliente (...) un prelievo di contante virtuale è tipico dei casi in cui i fondi, tratti dal conto, vengono contestualmente utilizzati per un’altra operazione, senza entrare nella materiale disponiblità del cliente». Gli 007 di Bankitalia concludono con la frase: «Le due operazioni potrebbero configurare ipotesi di omessa segnalazione di operazioni sospette (...) le motivazioni fornite dalla banca non appaiono convincenti».
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