La grande fuga dei giovani: via oltre 8.500 studenti

27 Febbraio 2025

L’intervista al professor Enzo Di Salvatore, docente di diritto costituzionale all’Università di Teramo e presidente del Corso di laurea in diritto ambientale e dell’energia: «I ragazzi vanno al nord perché le nostre città non sono universitarie»

Di giovani menti brillanti, in Abruzzo, ce ne sono molte. Studenti che amano la loro terra, eppure scelgono di trasferirsi fuori. In 13 anni la regione ha perso 8.508 giovani; di questi, solo 922 nel 2023. A dirlo è la Fondazione Nord Est, in uno studio basato su dati Istat. Neodiplomati che si iscrivono agli atenei del Nord. Universitari freschi di laurea che si trasferiscono altrove per il dottorato. Ne abbiamo parlato con il professor Enzo Di Salvatore, docente di diritto costituzionale all'Università di Teramo e presidente del Corso di laurea in diritto dell'ambiente e dell'energia, istituito dallo scorso anno accademico a Lanciano, per capire come fermare l'emorragia in atto. E quali strumenti attuare per evitare la "fuga di cervelli".

Di fronte ai numeri, l'Abruzzo si attrezza con la proposta di una Federazione dei tre atenei. Cosa ne pensa?

L'idea viene fuori dalla legge Gelmini del 2010, che prevede questa possibilità. Il punto di partenza, però, è un altro.

Ovvero?

Se guardiamo le classifiche nazionali, risulta che buona parte degli i studenti abruzzesi si sposta al Nord per frequentare l'università. Di contro, al sud c'è una decrescita. Dobbiamo chiederci come mai i giovani vadano via.

Lei si è dato una risposta?

Il problema non è la qualità della didattica e della ricerca, che si fanno negli atenei abruzzesi. Il problema è che quello che offrono le nostre città, che sono solo fino ad un certo punto città universitarie.

Ci faccia comprendere meglio..

Occorre uno sforzo delle istituzioni territoriali. Perché L'Università è un complesso di vita sociale, è un tessuto economico. Gli studenti devono trovare soprattutto i servizi.

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