RESTANZA

Senza il medico in 62mila nei paesi della restanza

16 Marzo 2025

Il caso finisce in Regione: martedì la Commissione Sanità si mette in moto. Blasioli (Pd): «Le aree interne sono le più colpite. È un dovere intervenire»

Oltre 62mila abruzzesi tra le province di Pescara, Chieti e Teramo sono senza medico di base. Per la Provincia dell'Aquila, la più estesa e che ingloba gran parte delle aree interne e montane, non vi sono dati certi. Numeri, però, che bastano per piazzare l'Abruzzo al quarto posto della classifica nazionale per riduzione di medici nei paesi della restanza: dal 2019 al 2023 la nostra regione ha perso il 16,7% di medici di base - il dato nazionale è del 12,7% - preceduta solo da Sardegna, Puglia e Calabria. La carenza di medici di medicina generale e di pediatri di libera scelta riguarda in particolar modo le aree interne e montane rappresentando uno dei principali fattori per lo spopolamento di tali zone.

I NUMERI. Stando all'ultimo report diffuso proprio dalla categoria, sono circa 62mila gli abruzzesi senza medico di base: poco meno di 14mila risiedono nel Teramano, quasi 12mila nel Pescarese. Nella provincia di Chieti sono oltre 34mila i cittadini costretti a muoversi sui comuni confinanti per visite e ricette. La situazione è critica in Provincia dell'Aquila dove non è stato possibile fare statistiche, ma dai dati di alcuni comprensori il quadro che emerge è sconfortante con carenze evidenti soprattutto nell’area Peligna e Valle del Sagittario; nell’area della Valle Subequana e nell’Alto Sangro.

L'ALLARME. A rilanciare l’emergenza della mancanza di medici nei piccoli centri, chiedendo un intervento della Regione, è il vicepresidente del Consiglio Regionale, Antonio Blasioli.

«La carenza dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta costituisce una delle sfide più urgenti del sistema sanitario», afferma il consigliere regionale eletto in quota Pd, «si tratta di figure essenziali che rappresentano il primo riferimento per la salute di ogni cittadino, nei cui confronti svolgono compiti di prevenzione, diagnosi e terapia. Proprio nei giorni scorsi, in un report alquanto allarmante, la Fondazione Gimbe ha stimato una mancanza di oltre 5.500 medici di medicina generale a livello nazionale. La problematica non risparmia ovviamente la nostra Regione», sottolinea Blasioli, «dove in molte aree, perlopiù quelle interne e montane, i cittadini faticano a trovare un medico di famiglia. Un disagio che, oltre a compromettere il rispetto del diritto alla salute, costituzionalmente sancito, finisce per acuire il ben noto fenomeno dello spopolamento. La tendenza oltretutto è destinata a peggiorare. Lo confermano gli stessi dati di Gimbe, quando attestano che il 52% dei medici in attività ha un numero eccessivo di pazienti, e circa 7.300 professionisti andranno in pensione entro il 2027, a fronte di una professione sempre meno scelta dai giovani. Senza contare che il progressivo invecchiamento della popolazione produrrà un aumento dei bisogni di assistenza».

L’OSTACOLO. Le carenze riguardano soprattutto le aree interne, per le quali la Asl richiede come obbligo, in caso di accettazione del posto, l’apertura di studi dislocati all’interno dell’ambito in specifici comuni indicati come zone.

«Le istituzioni hanno il dovere di intervenire per tentare di invertire questa tendenza. A livello nazionale si parla di un passaggio alle dipendenze del Sistema Sanitario Nazionale dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta. Anche le Regioni però possono fare la loro parte. Per questo motivo», conclude Blasioli, «in pieno spirito costruttivo, ho chiesto al Presidente della commissione Salute, Paolo Gatti, di convocare in audizione l’Assessorato alla Salute, i vertici Asl, i quattro dirigenti che si occupano di “funzioni di coordinamento e gestione delle procedure relative ai Sanitari Convenzionati (Medicina Generale, Pediatria di Libera e Specialistica convenzionata)” e affrontano quotidianamente i problemi di questo servizio, nonché le organizzazioni di categoria dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta e i sindaci dei comuni interessati».

LA COMMISSIONE. È fissata per martedì 18 marzo la prima di queste commissioni con l’audizione dei dirigenti Asl con funzioni di coordinamento e gestione delle procedure relative ai sanitari convenzionati e della Responsabile del Servizio Programmazione Socio-Sanitaria della Regione Abruzzo. A seguire saranno ascoltati i sindaci e le organizzazioni sindacali di categoria rappresentative del territorio. E forse, per i paesi della restanza, qualcosa comincerà a cambiare.

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