Il Papa e la ricetta della solitudine
Papa Francesco ci invita a non aver paura di stare da soli. Nell’epoca della connessione perpetua la sua sembra una preoccupazione paradossale. Ma è proprio da questo continuo collegamento con il mondo che ci assicurano i nostri smartphone che il Papa ci mette in guardia. «Liberatevi dalla dipendenza dal telefonino, per favore!», ha detto il pontefice agli studenti del liceo Visconti di Roma. «Non abbiate paura del silenzio, di stare da soli, di scrivere un vostro diario», ha aggiunto Papa Francesco. «Non abbiate paura dei disagi e delle aridità che il silenzio può comportare. Il silenzio può annoiare, ma andando avanti non annoia più». La solitudine vissuta come liberazione è quella raccontata da Jonathan Franzen, in un libro di qualche anno fa, “Come stare soli”. Essere soli, spiega lo scrittore americano, è il destino a cui ci consegna l’imperdonabile vizio della lettura. Per Franzen, questa fu una giovanile scoperta liberatoria. «Come potevo non sentirmi estraniato? Io ero un lettore», scrive. «La mia essenza mi aspettava da sempre, e adesso mi dava il benvenuto. D'improvviso mi accorsi di quanto fossi ansioso di costruire e abitare un mondo immaginario». La solitudine come ricetta per sfuggire alla banalità del reale e scoprire, così, quel mondo ricco e strano dal quale i tasti del nostro cellulare rischiano di escluderci.
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