Detenuto ubriaco contro tre agenti
La Uil: in carcere vietare l’uso di alcol, non basta un solo psichiatra
SULMONA. Minaccia con una lametta un ispettore, poi aggredisce con calci e pugni un assistente capo di polizia penitenziaria e un agente. Ancora tensioni al supercarcere di Sulmona, questa volta a causa di un detenuto in preda all’alcol.
L’ennesima aggressione al personale del penitenziario di via Lamaccio torna a riaccendere le proteste di dipendenti e sindacati. E la proposta che la Uil rivolge ai dirigenti del carcere è quella di eliminare il vino dai pasti dei detenuti.
Un provvedimento, secondo il sindacato, che potrebbe in qualche modo arginare anche la cattiva abitudine di ingerire sostanze alcoliche con farmaci antidepressivi. Un pericoloso mix che scatena reazioni aggressive.
Come è successo ieri. Il detenuto in questione, infatti, rientra nella fascia dei tanti psicotici rinchiusi nella struttura sulmonese. Lo stesso detenuto, poco prima di aggredire i tre dipendenti del carcere, aveva litigato con il suo compagno di cella, altrettanto ubriaco e in passato avrebbe messo in atto gesti autolesionistici. «Quasi sempre alla base di queste aggressioni vi é l’alcol» afferma il segretario provinciale Uil penitenziari, Mauro Nardella «per questo abbiamo chiesto all’amministrazione penitenziaria di togliere il vino ai detenuti, così come hanno fatto in altre realtà penitenziarie. Anche in considerazione del fatto che nelle carceri dove é stato tolto il vino si é registrata una drastica diminuzione degli eventi critici e delle aggressioni».
Il sindacato poi rimarca l’esigenza di potenziare il servizio psichiatrico all’interno del carcere peligno. «Un solo psichiatra non é sufficiente a garantire un’adeguata gestione di più di 170 detenuti affetti da patologie psichiche» aggiunge Nardella «come da tempo abbiamo denunciato la grave carenza di personale aggravata ancor di più dalle conseguenze di queste aggressioni che stanno tenendo a casa molti colleghi psicologicamente provati. Malgrado ciò i vertici dell’amministrazione penitenziaria sono rimasti sordi alle nostre richieste. La situazione negli ultimi tempi» conclude il sindacato «é peggiorata a seguito del sovraffollamento che sta caratterizzando il carcere di Sulmona e questo non fa ben sperare per il futuro».
L’ennesima aggressione al personale del penitenziario di via Lamaccio torna a riaccendere le proteste di dipendenti e sindacati. E la proposta che la Uil rivolge ai dirigenti del carcere è quella di eliminare il vino dai pasti dei detenuti.
Un provvedimento, secondo il sindacato, che potrebbe in qualche modo arginare anche la cattiva abitudine di ingerire sostanze alcoliche con farmaci antidepressivi. Un pericoloso mix che scatena reazioni aggressive.
Come è successo ieri. Il detenuto in questione, infatti, rientra nella fascia dei tanti psicotici rinchiusi nella struttura sulmonese. Lo stesso detenuto, poco prima di aggredire i tre dipendenti del carcere, aveva litigato con il suo compagno di cella, altrettanto ubriaco e in passato avrebbe messo in atto gesti autolesionistici. «Quasi sempre alla base di queste aggressioni vi é l’alcol» afferma il segretario provinciale Uil penitenziari, Mauro Nardella «per questo abbiamo chiesto all’amministrazione penitenziaria di togliere il vino ai detenuti, così come hanno fatto in altre realtà penitenziarie. Anche in considerazione del fatto che nelle carceri dove é stato tolto il vino si é registrata una drastica diminuzione degli eventi critici e delle aggressioni».
Il sindacato poi rimarca l’esigenza di potenziare il servizio psichiatrico all’interno del carcere peligno. «Un solo psichiatra non é sufficiente a garantire un’adeguata gestione di più di 170 detenuti affetti da patologie psichiche» aggiunge Nardella «come da tempo abbiamo denunciato la grave carenza di personale aggravata ancor di più dalle conseguenze di queste aggressioni che stanno tenendo a casa molti colleghi psicologicamente provati. Malgrado ciò i vertici dell’amministrazione penitenziaria sono rimasti sordi alle nostre richieste. La situazione negli ultimi tempi» conclude il sindacato «é peggiorata a seguito del sovraffollamento che sta caratterizzando il carcere di Sulmona e questo non fa ben sperare per il futuro».