Parla Anan Yaeesh: “Non posso essere processato come terrorista”

3 Marzo 2025

Sono state divulgate le dichiarazioni del Palestinese Anan Yaeesh, rinviato a giudizio con accusa di terrorismo, al Gup Guendalina Buccella

 L'AQUILA. "Mi oppongo all'essere processato in Italia, in quanto sono palestinese e non ho commesso alcun reato né in Italia né in qualsiasi altro Paese". Lo ha detto Anan Yaeesh, il 37enne palestinese arrestato con l'accusa di terrorismo nel corso dell'udienza di mercoledì 26 febbraio davanti al Gup Guendalina Buccella del Tribunale dell'Aquila. Yaeesh - rinviato a giudizio insieme ad Ali Irar e Mansour Doghmosh - ha reso nella sua lingua madre delle dichiarazioni spontanee ai sensi dell'ex articolo 421 del codice di procedura penale, la cui traduzione in italiano è stata divulgata dai comitati spontanei pro-Palestina e confermata dall'avvocato difensore Flavio Rossi Albertini. Nel ritenere il suo arresto illegittimo secondo il diritto internazionale e le convenzioni dell'Onu, l'attivista palestinese ha criticato il processo come "influenzato dai rapporti diplomatici dell'Italia con Israele, piuttosto che basato sul diritto internazionale". Inoltre, il 37enne ha accusato le autorità italiane "di aver violato la sua sicurezza consegnando informazioni riservate ai servizi israeliani". "Nella prima udienza estradizionale di febbraio 2024 - viene riportato nella traduzione delle sue dichiarazioni al giudice - ho chiesto alla Corte di Appello e al Procuratore generale di non consegnare i contenuti dei miei telefoni cellulari agli israeliani, in quanto contenevano informazioni riservate che detenevo in qualità di resistente palestinese, di comandante partigiano. Mi è stato risposto che ciò non sarebbe accaduto. Tuttavia, sono rimasto sorpreso nel sapere che ad aprile scorso tutte le informazioni contenute nei miei cellulari sono state passate agli israeliani".