Botte per i brutti voti a scuola: indagati la mamma e il patrigno
Una studentessa sedicenne ha parlato di vessazioni fisiche e psicologiche andate avanti per anni Il fascicolo aperto dalla procura dopo la denuncia presentata dal padre: il caso arriva dal giudice
FRANCAVILLA. Bastava anche un brutto voto a scuola per fare esplodere la violenza. Una ragazzina sedicenne sarebbe stata picchiata e vessata per anni dalla madre e dal patrigno, ora indagati per maltrattamenti in famiglia. Il condizionale è d’obbligo perché l’inchiesta, condotta dai carabinieri della stazione di Francavilla al Mare, si trova ancora in una fase iniziale.
Ieri mattina il caso è arrivato davanti al giudice del tribunale di Chieti Andrea Di Berardino, che ha ascoltato la presunta vittima nel corso dell’incidente probatorio (richiesto dal sostituto procuratore Lucia Anna Campo), ovvero lo strumento processuale per cristallizzare prove, da utilizzare poi durante l’eventuale dibattimento, che l’incedere del tempo e il mutare di circostanze e persone potrebbero mettere a rischio.
Il fascicolo è stato aperto a fine dicembre, dopo la denuncia presentata in caserma dal padre della ragazzina, che ha raccolto le confidenze della figlia e, allarmato, ha deciso di rivolgersi ai militari dell’Arma, chiedendo di fare chiarezza su quelle parole. In base al racconto dell’uomo, la figlia ha subito in casa continue vessazioni fisiche e psicologiche da parte della ex moglie di 44 anni e del nuovo compagno di quest’ultima di 46 anni, con i quali la minorenne viveva dopo la separazione dei genitori. Anche il cattivo rendimento scolastico poteva rappresentare la ragione che spingeva gli indagati a percuotere la ragazzina.
A quel punto è partito l’iter previsto dal Codice rosso, ovvero la legge che ha inasprito le sanzioni e accelerato le procedure per contrastare reati come maltrattamenti in famiglia, atti persecutori e abusi sessuali.
Dopo la denuncia, la ragazzina è andata a vivere dal padre. Adesso la procura, anche alla luce di eventuali testimonianze e di quanto emerso nel corso dell’incidente probatorio, dovrà decidere se chiedere il rinvio a giudizio degli indagati o sollecitare l’archiviazione.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Ieri mattina il caso è arrivato davanti al giudice del tribunale di Chieti Andrea Di Berardino, che ha ascoltato la presunta vittima nel corso dell’incidente probatorio (richiesto dal sostituto procuratore Lucia Anna Campo), ovvero lo strumento processuale per cristallizzare prove, da utilizzare poi durante l’eventuale dibattimento, che l’incedere del tempo e il mutare di circostanze e persone potrebbero mettere a rischio.
Il fascicolo è stato aperto a fine dicembre, dopo la denuncia presentata in caserma dal padre della ragazzina, che ha raccolto le confidenze della figlia e, allarmato, ha deciso di rivolgersi ai militari dell’Arma, chiedendo di fare chiarezza su quelle parole. In base al racconto dell’uomo, la figlia ha subito in casa continue vessazioni fisiche e psicologiche da parte della ex moglie di 44 anni e del nuovo compagno di quest’ultima di 46 anni, con i quali la minorenne viveva dopo la separazione dei genitori. Anche il cattivo rendimento scolastico poteva rappresentare la ragione che spingeva gli indagati a percuotere la ragazzina.
A quel punto è partito l’iter previsto dal Codice rosso, ovvero la legge che ha inasprito le sanzioni e accelerato le procedure per contrastare reati come maltrattamenti in famiglia, atti persecutori e abusi sessuali.
Dopo la denuncia, la ragazzina è andata a vivere dal padre. Adesso la procura, anche alla luce di eventuali testimonianze e di quanto emerso nel corso dell’incidente probatorio, dovrà decidere se chiedere il rinvio a giudizio degli indagati o sollecitare l’archiviazione.
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