Edificio di 36 piani nell'area di risulta
La rivoluzione urbanistica. Gabriele Pomilio rilancia una vecchia idea nella città dei grattacieli. Gli ambientalisti contro il sì del Consiglio: "Pescara non è New York"
PESCARA. L'annunciata rivoluzione urbanistica incassa il parere negativo degli ambientalisti. La proposta dei grattacieli in riva all'Adriatico alletta maggioranza e opposizione che, in consiglio, hanno votato a favore delle nuove norme. Sulla stessa linea l'Ance, l'associazione costruttori, mentre Gabriele Pomilio rispolvera una vecchia idea: un edificio di 36 piani nelle aree di risulta.
Il dibattito sullo sviluppo in altezza della città entra nel vivo. La discussione è stata aperta nei giorni scorsi in seguito alla presentazione della delibera dell'assessore allo Sviluppo del territorio, Marcello Antonelli, che dovrà essere approvata entro cinque mesi in consiglio comunale e che cancella il limite dei 25 metri per le nuove costruzioni.
«Pescara non è New York, non è Tokyo. E' proprio necessario scopiazzare questi modelli nella città dannunziana», scrivono in una nota i rappresentanti delle associazioni Italia nostra, Wwf, Mila DonnAmbiente, Ville e palazzi dannunziani e Comitato abruzzese del paesaggio. Lapidarie le argomentazioni: «Mentre da tutto il mondo i turisti vengono in Italia alla scoperta della storia e della natura, alcuni amministratori parlano da anni di città verticale: un modello urbano praticabile solo a condizione di scelte partecipate e pianificate in anticipo». Il timore è che le nuove regole per disciplinare gli interventi edilizi possano portare «all'ennesima distruzione del tessuto memoriale della città» e a trarne vantaggio siano «i soliti big del mattone».
Posizione opposta quella di Gabriele Pomilio, ex presidente della squadra Pescara pallanuoto. Il manager della nazionale vincitrice dell'Olimpiade di Barcellona '92 vede di buon occhio la realizzazione di grattacieli «che diventino il simbolo della città». «Mi piace molto il vecchio progetto di un'unica grande costruzione sulle aree di risulta», spiega, «un palazzone di 36 piani dotato di aiuole e 300 parcheggi sotterranei. Oggi Pescara ha tutte case uguali, le più brutte al mondo».
Il giorno dopo l'approvazione in consiglio comunale della delibera di indirizzo, ritornano sull'argomento il capogruppo dell'Idv Adelchi Sulpizio e il consigliere di Rifondazione Maurizio Acerbo. «Assistiamo a una politica fatta di spot», incalza Sulpizio, «l'assessore Antonelli ha dimenticato di dire che in questi grattacieli metterà casinò e campi da golf sui tetti».
«Una città verticale», prosegue il leader del partito di Di Pietro, «dotata di spazi verdi e parcheggi: chi non la auspica. Una città funzionale con servizi e infrastrutture è l'obiettivo di ogni urbanista. Pescara è una città che è implosa, si è costruito talmente tanto e male che tutto il settore immobiliare oggi è paralizzato». Il consigliere dell'Idv cita le teorie urbanistiche proiettate sul recupero. «Il termine più ricorrente», dice, «è recuperare la città consolidata che deve essere rigenerata. A Pescara si vogliono recuperare complessi edilizi composti da capannoni commerciali e industriali dismessi per costruirci appartamenti. Come al solito il problema urbanistico è soddisfare le richieste dei costruttori». Per Sulpizio bisogna affrontare «il passaggio tra città esistente e futura all'insegna della sostituzione edilizia».
Invita a stare allerta e a non proseguire «sulla strada della montesilvanizzazione della città» il consigliere Acerbo. «Pescara non ha bisogno di nuove volumetrie edificabili», spiega, «il prg è già sovradimensionato e abbondano i locali vuoti. Siamo disponibili al confronto, ma faremo ostruzionismo a oltranza su tutte le operazioni volte ad aumentare il carico urbanistico di una città soffocata dal cemento».
Il dibattito sullo sviluppo in altezza della città entra nel vivo. La discussione è stata aperta nei giorni scorsi in seguito alla presentazione della delibera dell'assessore allo Sviluppo del territorio, Marcello Antonelli, che dovrà essere approvata entro cinque mesi in consiglio comunale e che cancella il limite dei 25 metri per le nuove costruzioni.
«Pescara non è New York, non è Tokyo. E' proprio necessario scopiazzare questi modelli nella città dannunziana», scrivono in una nota i rappresentanti delle associazioni Italia nostra, Wwf, Mila DonnAmbiente, Ville e palazzi dannunziani e Comitato abruzzese del paesaggio. Lapidarie le argomentazioni: «Mentre da tutto il mondo i turisti vengono in Italia alla scoperta della storia e della natura, alcuni amministratori parlano da anni di città verticale: un modello urbano praticabile solo a condizione di scelte partecipate e pianificate in anticipo». Il timore è che le nuove regole per disciplinare gli interventi edilizi possano portare «all'ennesima distruzione del tessuto memoriale della città» e a trarne vantaggio siano «i soliti big del mattone».
Posizione opposta quella di Gabriele Pomilio, ex presidente della squadra Pescara pallanuoto. Il manager della nazionale vincitrice dell'Olimpiade di Barcellona '92 vede di buon occhio la realizzazione di grattacieli «che diventino il simbolo della città». «Mi piace molto il vecchio progetto di un'unica grande costruzione sulle aree di risulta», spiega, «un palazzone di 36 piani dotato di aiuole e 300 parcheggi sotterranei. Oggi Pescara ha tutte case uguali, le più brutte al mondo».
Il giorno dopo l'approvazione in consiglio comunale della delibera di indirizzo, ritornano sull'argomento il capogruppo dell'Idv Adelchi Sulpizio e il consigliere di Rifondazione Maurizio Acerbo. «Assistiamo a una politica fatta di spot», incalza Sulpizio, «l'assessore Antonelli ha dimenticato di dire che in questi grattacieli metterà casinò e campi da golf sui tetti».
«Una città verticale», prosegue il leader del partito di Di Pietro, «dotata di spazi verdi e parcheggi: chi non la auspica. Una città funzionale con servizi e infrastrutture è l'obiettivo di ogni urbanista. Pescara è una città che è implosa, si è costruito talmente tanto e male che tutto il settore immobiliare oggi è paralizzato». Il consigliere dell'Idv cita le teorie urbanistiche proiettate sul recupero. «Il termine più ricorrente», dice, «è recuperare la città consolidata che deve essere rigenerata. A Pescara si vogliono recuperare complessi edilizi composti da capannoni commerciali e industriali dismessi per costruirci appartamenti. Come al solito il problema urbanistico è soddisfare le richieste dei costruttori». Per Sulpizio bisogna affrontare «il passaggio tra città esistente e futura all'insegna della sostituzione edilizia».
Invita a stare allerta e a non proseguire «sulla strada della montesilvanizzazione della città» il consigliere Acerbo. «Pescara non ha bisogno di nuove volumetrie edificabili», spiega, «il prg è già sovradimensionato e abbondano i locali vuoti. Siamo disponibili al confronto, ma faremo ostruzionismo a oltranza su tutte le operazioni volte ad aumentare il carico urbanistico di una città soffocata dal cemento».
© RIPRODUZIONE RISERVATA