Omicidio Alina Cozac, arriva la decisione della Corte d’Assise di Chieti: ci sarà una superperizia

31 Marzo 2025

Per l’accusa è stato un femminicidio, per la difesa non c’è movente: De Martinis va assolto. Ma non era escluso che nell’udienza odierna il giudice disponesse una superperizia sulle cause della morte. Alla fine, in effetti, è andata proprio così

PESCARA. Oggi è arrivata la decisione della Corte d’Assise di Chieti che, dopo le eventuali repliche, doveva entrare in camera di consiglio per emettere la sentenza nel processo a carico di Mirko De Martinis, accusato di aver ucciso la convivente Alina Cozac, romena di 41 anni, durante la notte tra il 21 e il 22 gennaio 2023. Nell’ultima udienza la pubblica accusa (rappresentata dal procuratore Giuseppe Bellelli e dall’aggiunto Anna Rita Mantini) ha chiesto l’ergastolo, mentre la difesa (sostenuta dall’avvocato Michela Vaira) l’assoluzione con formula piena. Una sentenza che, proprio all’esito della lunga discussione, con le due ore utilizzate dall’accusa e le quattro ore spese dalla difesa, potrebbe portare anche a una soluzione diversa, una sorta di colpo di scena: la Corte potrebbe anche decidere di uscire con un'ordinanza per disporre una superperizia medica. E in effetti alla fine è andata proprio così.

Questo, d’altronde, è un processo che si gioca tutto su questioni squisitamente medico-legali: se la Corte dovesse credere alla tesi prospettata dagli esperti dell’accusa (una terna di specialisti con il professor Vittorio Fineschi, il professor Aniello Maiese e il medico legale Ildo Polidoro) e cioè alla morte per asfissia da strangolamento per quei segni sul collo della vittima, dovrebbe emettere una sentenza di condanna all’ergastolo.

Ma se dovesse decidere di dar credito agli esperti della difesa (Antonio Perna e Maurizio Saliva) che hanno spiegato tecnicamente che si sarebbe trattata di una morte naturale a causa delle condizioni fisiche della donna (emerse anche dai vetrini istologici), allora l’imputato dovrebbe essere assolto. Non esistono mezze misure. Ma il dubbio che l’avvocato Vaira ha instillato alla Corte è questo: avete le competenze per decidere se è valida la tesi degli esperti della procura o quella dei colleghi della difesa? Non solo, ma da valutare c’è anche il movente di questo presunto delitto. 

L’accusa ha sostenuto il femminicidio classico: lei stanca di quel rapporto ormai insostenibile che andava avanti da 16 anni e che alla fine stava degenerando per le esternazioni dell’imputato che identificava ormai Alina con il male, aveva deciso di abbandonare la casa e lo avrebbe fatto proprio il giorno successivo, quando sarebbe stata uccisa. 

La difesa, senza portare nessun teste, ma utilizzando le sit raccolte dalla procura, ha sostenuto il contrario: era sicuramente una coppia in crisi come tante, ma non per questo Alina stava lasciando l’abitazione, e soprattutto l’imputato. A detta di alcuni testi citati dalla difesa, De Martinis non avrebbe mai avuto alcun tipo di atteggiamento violento o manifestazioni di gelosia o di possesso verso la compagna. Anzi, citando alcuni messaggi di Alina con l’amica Cinzia, che l’avrebbe dovuta ospitare a Teramo, la difesa ne pesca uno della sera prima della morte: quello nel quale l’amica le comunicava la morte di una cugina e che si sarebbero sentite un’altra volta.

Per dimostrare l’insussistenza del movente. Di fatto è un processo difficile per tutti, per accusa e per la difesa, perché senza un supporto medico-legale terzo (peraltro sollecitato dalla difesa) diventerebbe difficile emettere una sentenza e motivarla. Da qui la possibilità che la Corte presieduta dal giudice Guido Campli e con un togato a fianco di altrettanta esperienza come Luca De Ninis si convinca a fare un passo verso una superperizia per lasciare dirimere ad altri specialisti le questioni mediche alla base del processo. E alla fine, come detto, la decisione è stata proprio questa: ci sarà una superperizia per fugare ogni dubbio.

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