Pescara, tassa sui rifiuti: mancano all’appello 32 milioni di euro

Il Comune svela gli incassi negli ultimi 5 anni: ci sono migliaia di contribuenti che non hanno ancora pagato. E a fine novembre scade l’ultima rata 2017

PESCARA. Quasi 33 milioni di euro mancano all’appello nelle casse del Comune. È la cifra spaventosa che l’ente deve ancora incassare con la tassa sui rifiuti degli ultimi cinque anni. Cifra che, però, non prevede il gettito della terza rata della Tari, già pagata entro il 30 settembre scorso, e della quarta, in scadenza il prossimo 30 novembre.
CHI NON HA PAGATO. Resta il fatto che centinaia di contribuenti, forse migliaia, non hanno ancora versato le vecchie rate degli anni passati. Anche se gli uffici del Comune ci tengono a sottolineare che la percentuale di chi paga in tempo è quasi raddoppiata dal 2013 ad oggi. Questo grazie ad un servizio più efficiente nell’emissione dei bollettini di pagamento e ai controlli antievasioni più efficaci. Nelle settimane scorse erano stati scovati circa 300 evasori totali della tassa sui rifiuti, per un importo da incassare di 244.188 euro.
LE CIFRE DEL COMUNE. Nella tabella qui a fianco si può vedere l’andamento del gettito del tributo dal 2013 ad oggi. Si è passati da un incasso in percentuale del 44,74 per cento a uno del 71,43 per cento nel 2016. E quest’anno, senza contare le ultime due rate, siamo già al 54,17 per cento.
Nei dati forniti dal Comune figurano i dati degli incassi previsti, anno per anno e le cifre del gettito realmente registrato, sia con i pagamenti regolari, sia con gli accertamenti effettuati dagli uffici. Così, ad esempio, l’incasso previsto nel 2013 era di 23.717.000 euro. Al 31 dicembre di quell’anno erano arrivati nelle casse del Comune 10.611.000 euro, cioè il 44,74 per cento del gettito complessivo. Negli anni successivi con gli accertamenti sono entrati 6.816.006 euro nel 2014, 572.317 nel 2015, 922.764 nel 2016 e alla data del 2 novembre di quest’anno 86.067 euro. Restano da incassare 4.708.844 euro.
Passiamo al 2014. L’incasso previsto era di 24.655.000 euro. Al 31 dicembre di quell’anno erano stati versati 11.931.194 euro, pari al 48,39 per cento della cifra complessiva preventivata. Poi, con gli accertamenti nel corso degli anni successivi erano arrivati 6.362.627 euro nel 2015; 603.001 nel 2016; 48.131 quest’anno (fino al 2 novembre). Restano 5.710.043 euro ancora da incassare. Ancora meglio era andata nel 2015. Rispetto a un gettito complessivo previsto di 23.508.601 euro, in quell’anno erano entrati 14.695.996 euro, pari al 62,51 per cento del totale. Successivamente con i controlli e gli avvisi di accertamento erano arrivati 2.360.227 euro nel 2016 e 83.692 quest’anno (fino al 2 novembre). Restano da incassare 6.368.684 euro. Nel 2016, invece, era stato previsto un incasso di 23.042.551 euro e il gettito in quell’anno era stato di 16.458.799 euro, pari al 71,43 per cento. Con gli accertamenti di quest’anno sono entrati 918.583 euro. Restano fuori 5.665.168 euro. Infine, quest’anno. Incasso previsto di 22.993.844 euro, al 2 novembre scorso (ma la terza e la quarta rata non sono conteggiate) 12.456.251 euro, pari al 54,17 per cento. Restano da incassare 10.533.633 euro, che sommati a tutti i mancati incassi, a partire dal 2013, si arriva a 32.990.374 euro.
VIA ALLA QUARTA RATA. Entro il prossimo 30 novembre, circa 40mila contribuenti dovranno recarsi nelle banche o negli uffici postali per effettuare il quarto e ultimo versamento della Tari di quest’anno. Chi non rispetterà la scadenza, rischierà una sanzione pari al 30 per cento dell’imposta. A meno che non si metta in regola entro l’anno con il ravvedimento operoso, che prevede sanzioni notevolmente ridotte.
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