PESCARA
Rigopiano, cinque condanne e tutti gli altri assolti: rabbia in aula / VIDEO
Assolti sia l'ex prefetto Francesco Provolo che l'ex presidente della Provincia Antonio Di Marco. Condannati l'ex sindaco di Farindola e due funzionari della Provincia. Dura la protesta delle famiglie delle vittime al grido di "fate schifo"
PESCARA. Dei 30 imputati per la tragedia di Rigopiano, cinque sono le condanne. Per il resto tutti assolti. Esplode la contestazione da parte dei parenti delle vittime.
Assolti in 25 (su 30), fra i quali sia l'ex prefetto Francesco Provolo che l'ex presidente della Provincia Antonio Di Marco. Condannati il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta (pena di 2 anni e 8 mesi), i funzionari della Provincia, Paolo D'Incecco (pena 3 anni e 4 mesi) e Mauro Di Blasio (pena 3 anni e 4 mesi), il gestore dell'hotel Bruno Di Tommaso (6 mesi) e il tecnico Giuseppe Gatto (6 mesi).
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Molto trambusto in aula. Dura la protesta delle famiglie delle vittime al grido di "fate schifo". Acuni parenti delle vittime sono stati trattenuti a stento dalle forze dell'ordine. "Giudice, non finisce qui". È l'urlo rivolto al giudice Gianluca Sarandrea da un superstite della tragedia di Rigopiano, Giampaolo Matrone, 39 anni, di Monterotondo, che sotto la valanga perse la moglie Valentina Cicioni, infermiera al Gemelli.
Consistenti le previsionali annunciate in aula, ma questo non ha potuto frenare la rabbia e delusione dei parenti delle vittime.
La sentenza non riesce a definire il «modello di amministratore pubblico che aveva il dovere di prevedere la valanga ed evitare la tragedia» come aveva auspicato il pm, Giuseppe Bellelli. Oltre ai dirigenti regionali e prefettizi, a finire condannati sono due dirigenti della viabilità della Provincia di Pescara - Paolo D'Incecco e Mauro Di Blasio, tre anni e quattro mesi di reclusione ciascuno - responsabili di non avere trovato una turbina per sgomberare la strada dalla neve e di non avere chiuso un tratto della Sp 8. Condanna anche per il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta (due anni e otto mesi di reclusione), per non avere emesso un'ordinanza di inagibilità e di sgombero dell'Hotel Rigopiano. Gli altri due condannati sono il gestore dell'albergo Bruno Di Tommaso e Giuseppe Gatto - sei mesi di reclusione ciascuno - redattore della relazione tecnica allegata alla richiesta della Gran Sasso spa di intervenire su tettoie e verande dell'hotel per l'accusa di falso. Alla fine risultano dieci anni e quattro mesi di condanne complessive rispetto ai 151 anni e mezzo chiesti dalla procura; nessuna responsabilità è stata accertata per la mancata definizione della carta di localizzazione del pericolo da valanga (Clpv).