Rigopiano, le 29 vittime e le maledette coincidenze / VIDEO
Le storie di ospiti e dipendenti morti da prigionieri nell’hotel bloccato dalla neve
PESCARA. «La valanga la guidava il diavolo, guarda, ha fatto la curva per prendere l’hotel, solo quello ha preso». Così dicevano gli anziani di Farindola nei giorni successivi alla tragedia, indicando la montagna. E se il diavolo non è stato, qualcosa pure ci ha messo, in quella matassa di ritardi e negligenze che è stata la tragedia di Rigopiano. Perché cinque anni fa, delle 29 vittime quasi nessuno tra ospiti e dipendenti doveva trovarsi nell’hotel quel giorno, un banalissimo mercoledì di metà gennaio. Fermo restando che tutti, poi, se ne volevano andare.
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Tra gli ospiti, Jessica Tanda e Marco Tinari, lei 24 anni di Vasto e lui quasi 26enne di Castelraimondo, provincia di Macerata. Festeggiavano il nono anniversario di fidanzamento il 3 febbraio, e come l’anno precedente erano tornati al resort. Ma stavolta avevano dovuto anticipare per un sogno, quello di Marco, già pilota di aerei: a inizio febbraio aveva il corso da comandante. E così la festa con Jessica era stata anticipata a quei giorni.
Per Valentina Cicioni, 33 anni che quel febbraio non ha mai compiuto, infermiera specializzata al Gemelli di Roma, Rigopiano è quasi una consolazione per il viaggio saltato durante le feste di Natale. Ci doveva andare con il marito Giampaolo Matrone e degli amici. Tutto organizzato, ma poi ci si è messa la febbre. La sua e della bambina. E allora la proposta al marito, di andare in quel resort in Abruzzo di cui le aveva parlato una collega. Solo due giorni, tra un martedì e un mercoledì, sfruttando il giorno di chiusura della pasticceria di Monterotondo dove lavora il marito. Arrivano nel pomeriggio di martedì 17. Meno di 24 ore dopo lei muore. Lui resta per 60 ore sotto le macerie. Si salva, ma è a pezzi. Fisicamente e non solo.
La coppia di Castel Frentano, Silvana Angelucci e Luciano Caporale, parrucchieri di 48 e 52 anni. A Rigopiano dovevano andare il 30 ottobre dell’anno prima, una domenica. La domenica in cui ci fu il terremoto del 2016. Silvana stava facendo le valigie, ma dopo la scossa disse subito di no. Rimandarono a data da destinarsi, c’era il nuovo negozio da inaugurare, il gran lavoro delle feste di Natale e così l’unico periodo utile per recuperare quel soggiorno risultò quello dal 15 gennaio, una domenica, a martedì 17. Ma quel martedì c’è già troppa neve e quando passa l’ultimo spazzaneve hanno già deciso: è tardi, spostano la ripartenza al giorno dopo, mercoledì 18 gennaio.
Nulla di programmato anche per i quattro amici di Loreto Aprutino. Nadia Acconciamessa e Sebastiano Di Carlo, 49 e 46 anni, al resort c’erano già stati. In quei giorni di neve la pizzeria di Sebastiano era chiusa, Rigopiano è a due passi, e Nadia, che aveva un vecchio voucher per il resort, propone all’amica Barbara Nobilio (50 anni) di andarci insieme. A Barbara non piace la montagna e il marito Piero Di Pietro (54) dirigente della Tua, neanche ci vuole andare. Mille scuse e poi alla fine vanno, dopo aver rimandato già la settimana prima. Partono martedì 17, è solo per una notte. Lungo la strada, a Penne, si fermano a mangiare a casa di una collega di Nadia. Al momento di riprendere la strada, Barbara, con la neve tutt’intorno, ci riprova: «Torniamo a casa». E invece proseguono.
Stefano Feniello e Francesca Bronzi dovevano partire da Pescara per Rigopiano lunedì 16 gennaio, per festeggiare il 28esimo compleanno di Stefano il giorno successivo, e il loro quinto anniversario. Ma Francesca ha un problema sul lavoro e la partenza slitta di un giorno. E slitta anche la data di ripartenza, al 18 gennaio.
Avevano in programma di stare a casa il 17 gennaio Claudio Baldini e Sara Angelozzi, 46 e 41 anni, di Atri. Lui pubblicitario, lei titolare di un salone da estetista, avevano raggiunto Rigopiano la domenica 15. Ma il 17, quando devono ripartire, Atri è e in piena emergenza neve: negozi chiusi, telefonini irraggiungibili, senza luce e riscaldamento. Sara e Claudio accettano l’offerta del resort di restare una notte in più. Il giorno dopo ci muoiono da prigionieri, mentre nella loro Atri è arrivato l’Esercito. Per i dipendenti dell’hotel, quasi tutti ragazzi, è stata la generosità a fare da sponda “al diavolo che ha guidato la valanga”.
A cominciare da Alessandro Giancaterino, 42 anni, tra i più anziani dopo Roberto Del Rosso, unici padri di famiglia di quello straordinario gruppo di lavoro, insieme con il tuttofare senegalese Dame Fay. Giancaterino, 42 anni, matre dell’hotel, aveva il giorno di riposo quel mercoledì 18 gennaio. Doveva tornare a casa, dalla moglie e dal figlio, già dalla domenica sera. Ma rifiuta il passaggio dello chef per tornare a Farindola, dove abita ad appena 9 chilometri, perché con la neve e il freddo di quei giorni teme che la mattina successiva il collega che lo sostituisce non faccia in tempo ad arrivare per preparare le colazioni. E allora Giancaterino non solo resta domenica sera, ma viste le previsioni, il lunedì dice al collega, suo amico fraterno, di non salire proprio: glielo coprirà lui il turno, fino a mercoledì 18.
Così decide di fare anche Linda Salzetta, che non ha fatto in tempo a festeggiare il suo 31° compleanno, il 23 gennaio. Addetta alle camere dell’hotel, Linda arriva il lunedì da Penne, dove abita, in macchina con una collega. È in servizio solo quel giorno, poi deve tornare il giovedì. Ma le previsioni non la convincono, teme di non poter riuscire a raggiungere il posto di lavoro, e allora anche Linda resta nell’hotel. Resta insieme al fratello Fabio, manutentore del resort tra gli 11 sopravvissuti. Neanche Emanuele Bonifazi, 31 anni, marchigiano di Pioraco, receptionist dell’albergo, doveva essere lì il 18 gennaio: doveva tornare a casa il giorno prima, martedì 17 gennaio, ma la mattina, che c’era già la neve, fa a cambio di turno. E anche quando nel pomeriggio passa lo spazzaneve ad aprire l’ultima strada per la salvezza, Emanuele rispetta l’impegno preso col collega e resta.
Un impegno che quei ragazzi mantengono tutti, non solo chi rimane e allunga il proprio turno, ma anche chi nel fine settimana precedente alla tragedia, nonostante il maltempo che flagellava l’Abruzzo, raggiunge comunque il posto di lavoro. Come Luana Biferi da Bisenti, Ilaria Di Biase da Archi, Cecilia Martella da Atri, Alessandro Riccetti da Terni, Gabriele D’Angelo da Penne e Marinella Colangeli da Farindola. Suo padre Nicola, come tutti gli altri genitori di quei ragazzi, la domenica precedente cerca di convincerla in tutti i modi a non andare. Ma lei va, vanno tutti.
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