L'AQUILA
Processo Rigopiano, l'ex prefetto non sapeva
L'avvocato di Provolo (assolto in primo grado): "Non può rispondere di cose che nessuno gli ha raccontato"
L'AQUILA. «Il prefetto non può rispondere di cose che nessuno gli ha raccontato». Così l'avvocato Giandomenico Caiazza, legale dell'allora prefetto di Pescara Francesco Provolo, al processo in Corte d'Appello a L'Aquila sulla tragedia dell'hotel Rigopiano di Farindola (Pescara), travolto il 18 gennaio 2017 da una valanga che provocò 29 morti. «Sappiamo chi era informato della turbina indisponibile - ha proseguito il legale - Sappiamo con certezza che nessuno di coloro che erano in possesso di queste informazioni le ha trasmesse in Prefettura; sappiamo chi c'era in Prefettura fin dal 16 gennaio, c'erano un rappresentante della Provincia e uno della Polizia stradale, ossia le due funzioni del Centro coordinamento soccorsi (Ccs) sulla viabilità che dovevano riferire al prefetto, ma evidentemente non l'hanno fatto».
Più che ribadire i concetti già espressi nel processo di primo grado, Caiazza ha preso spunto dalle motivazioni della sentenza di assoluzione in primo grado per il prefetto, glissando sulla provvisionale chiesta dal ministero di Grazia e Giustizia per quel che riguarda l'ipotesi di depistaggio: « Vicenda anche questa - ha commentato - ben liquidata dal giudice nel processo di primo grado». La sentenza è prevista il 9 febbraio prossimo.